Il ponte di quattro giorni by George H. Smith

Il ponte di quattro giorni by George H. Smith

autore:George H. Smith
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-09-09T16:00:00+00:00


9

Charles serrò i pugni. Non era un violento, ma in quel momento provava l'impellente desiderio di gettarsi addosso a quei due ubriaconi e di riempirli di botte. Solo il pensiero che essendo in due avrebbero probabilmente avuto la meglio, gli impedì di farlo.

— Dov'è il professore, adesso? — domandò Jonas. — L'avete lasciato senza neanche togliergli la camicia di forza?

— Non dovete far così! — li rimproverò Helga. — Sono convinta che Chuck stia parlando sul serio. Forse dice la verità, a proposito delle auto.

— Mia cara Helga, tu sarai anche una dea discesa sulla terra, ma le tue capacità di ragionamento analitico lasciano molto a desiderare. Come puoi giungere a conclusioni così sballate?

— Io non cerco di ragionare — ribatté lei. — Giudico da quel che ho visto la notte scorsa.

— E cos'hai visto? — le domandò il rosso.

— Siccome faceva caldo, sono scesa sulla spiaggia e ho visto il cielo.

— Oh, hai visto il cielo? Magnifico! E immagino che tu abbia contato le stelle e pensato a cose romantiche.

— Nossignore. Ho guardato verso Los Angeles e ho notato che tutto il cielo era rosso, come se la città stesse bruciando.

— Che sciocchezze! — esclamò Jonas. — Los Angeles è tutta cemento. Come può bruciare?

— Avrai visto l'incendio di qualche bosco — intervenne Dirkman. — C'è sempre qualche bosco che prende fuoco, nella California meridionale.

— No, ha proprio visto Los Angeles — intervenne Charles. — C'erano centinaia d'incendi, in città. Vi assicuro che le auto...

— Si, sì, lo sappiamo. Le auto vanno in giro a tirar bombe Molotov contro la gente! — sghignazzò Dirkman. — Mi piacerebbe proprio vederle!

— È un pezzo che sostengo che chiunque distruggesse Los Angeles renderebbe un servizio all'umanità — rincarò Jonas. — Ha l'architettura più orrida in un paese di orrori architettonici.

— Vi prego, cercate di essere seri — disse Charles. — Il professor Enders ha avuto un attacco di cuore. È nell'ambulatorio medico, tra la vita e la morte.

— Cosa? — esclamò Jonas saltando in piedi.

— Sul serio il vecchio è malato? — domandò Dirkman.

— Molto. Quando alcune auto ci hanno assalito, ha avuto un attacco di cuore.

— Lasciamo un po' stare queste auto fantastiche e parliamo del professore. Ha le pigne nel cervello, ma mi dispiacerebbe moltissimo se gli succedesse qualcosa. Prima che gli venisse la mania del giudizio universale, era un uomo molto in gamba.

— Se lasciaste che vi spiegassi... — cominciò Charles Henry esasperato. — Non è frutto della mia fantasia.

— Andiamo dal vecchio — lo interruppe Jonas, finendo di bere.

— Sì. Chissà che riusciamo a farlo rinsavire.

Charles sospirò. Era tutto inutile. Non avrebbero creduto la verità, a meno che non vedessero coi loro occhi. — Bene — disse — andiamo.

I due uomini precedettero Helga e Charles Henry fuori dal bar, ammiccando alla luce del sole, e camminando con passo incerto.

— Maledizione, c'è il sole! — esclamò Jonas.

— C'è sempre, a quest'ora — rispose acido Charles Henry.

— Sì, ma io non lo vedo mai — ribatté Dirkman, coprendosi gli occhi colla mano.



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